Sono luce del mondo
(9, 1-7)
Il Figlio, con “il fango” della sua umanità, ci illumina: ci fa venire alla luce della nostra realtà di figli. Noi ci riconosciamo nel cieco e nel suo lento cammino battesimale. Le difficoltà che incontra sono come lo doglie del parto: lo espellono dalle tenebre, lo portano a testimoniare la verità e a nascere come figlio. Il vero peccato è credersi giusto; la vera illuminazione
è sapere di essere ciechi e accogliere la luce.

9,1 E, passando, vide un uomo cieco dalla nascita. 2 E gli chiesero i suoi discepoli dicendo: Rabbì, chi peccò, lui o i suoi genitori, per essere nato cieco? 3 Rispose Gesù: Né lui peccò né i suoi genitori, ma affinché si manifestino le opere di Dio in lui. 4 Noi bisogna che operiamo le opere di chi mi inviò mentre è giorno; viene la notte, quando nessuno può operare. 5 Finché sono nel mondo, sono luce del mondo. 6 Dette queste parole, sputò a terra e fece del fango con lo sputo e unse con il suo fango sugli occhi 7 e gli disse: Va’, lavati alla piscina di Siloe – che si traduce: inviato –. Andò dunque e si lavò e venne che ci vedeva.
 
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